Santificare, in ebraico, significa separare. Detto nei riguardi di Dio è imparare a distinguere il vero Dio dal falso, tra Dio e gli idoli. Non basta però saper distinguere: santificare il nome di Dio comporta anche “mostrare” la realtà di Dio. I Rabbini affermano che gli uomini possono santificare il nome di Dio con la parola, ma soprattutto con la vita. Ne deriva l’impegno che il suo nome non venga profanato né dal nostro comportamento né da quello di altri. Vanno anche rispettate tutte le persone, essendo create a immagine e somiglianza di Dio. E tutto il creato, essendo opera di Dio.
Nel Libro del Levitico (22,32) Dio dice: «Non profanerete il mio santo nome, affinché io sia santificato in mezzo agli Israeliti». Nel Libro del profeta Ezechiele (36,19-28) Dio fa di più. Aveva castigato il suo popolo perché si era comportato male e lo aveva disperso. Ma anche in esilio è continuata la profanazione. E le genti si fanno beffe di Dio, considerandolo incapace di guidare il proprio popolo. Ecco allora il suo intervento: «Santificherò il mio nome grande, disonorato fra le nazioni, profanato da voi in mezzo a loro. Allora le nazioni sapranno che io sono il Signore – oracolo del Signore Dio -, quando mostrerò la mia santità in voi davanti ai loro occhi». E cosa fa Dio? Raduna il popolo e lo riconduce nella sua terra, lo libera dagli idoli, gli dà un cuore nuovo in modo che viva secondo le leggi di Dio. In questo modo, le genti riconosceranno la grandezza di Dio, gli renderanno l’onore dovuto e il suo nome sarà santificato.
Gesù insegna a “santificare il nome di Dio”, a mostrare con la vita chi è Dio. Nel Vangelo di Matteo (5,13-16), poco prima del Padre nostro, dice: «Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli». “Sia santificato il tuo nome” è dunque la preghiera del discepolo cosciente di essere un segno di Dio per il mondo. Ed essere una buona immagine di lui, perché il suo nome venga riconosciuto “santo”, e Dio sia amato. Il Padre nostro, infatti, può diventare uno scandalo se la vita dei cristiani non corrisponde alle parole che in esso pronunciano.
Nel Libro del Levitico (19,2) Dio è chiaro: «Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo». È l’invito a realizzarci come figli di Dio, a sua immagine e somiglianza. «E osserverete le mie leggi e le eseguirete. Io sono il Signore che vi rende santi» (20,8). Se una volta la parola “santo” apparteneva solo a Dio, adesso diventa specifico anche del suo popolo.
Dire Sia santificato il tuo nome, allora, significa fare spazio alla vita divina in noi, rinunciando alla tentazione di Babele che suggerisce: «Facciamoci un nome» (Genesi 11,4). Ed è la richiesta a Dio di intervenire lui, vista la nostra incapacità, perché mostri la santità del suo nome.
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 15 – continua]
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