Il regno di Dio è così importante che Gesù, nel discorso della montagna, rivolgendosi ai discepoli, dopo averli esortati a non preoccuparsi del domani, dice: «Cercate, anzitutto, il Regno di Dio» (Matteo 6,33). Il “cercare” comporta il chiedere a Dio che venga il suo regno e l’impegno perché il regno si estenda a tutti.
Con questa domanda riconosciamo anzitutto il primato di Dio, la sua signoria. La sua volontà è assunta come nostra volontà. Ciò significa il venir meno di tutte gli idoli che fanno parte della nostra vita; qualsiasi cosa che prenda il posto di Dio.
Dire venga il tuo regno ha valore solo se vogliamo che ciò si avveri. Infatti, nella nostra realtà quotidiana, su cosa noi mettiamo la fiducia? Troppo spesso sugli idoli, anziché su Dio.
Alcuni sono quelli di sempre, come il denaro e il potere. Il denaro: di lui ci fidiamo ciecamente; ci dà l’illusione che il suo possesso ci consenta una realizzazione piena di ogni nostro desiderio. Il potere: ci dà l’ebbrezza del comando, dell’essere al di sopra di tutti, di poter fare qualunque cosa vogliamo.
Agli idoli di sempre, se ne aggiungono altri: la tecnologia, la scienza, la corsa al consumo, la droga, l’eccesso di attenzione verso il proprio corpo, l’apparire. Dice Papa Francesco «C’è chi parla persino di egolatria, ossia di un vero e proprio culto dell’io, sul cui altare si sacrifica ogni cosa, compresi gli affetti più cari» (Discorso, 5 ottobre 2017).
Poi ci sono i modelli di riferimento, in cui credere, da imitare, in cui riponiamo tutta la stima e la fiducia: divi dello spettacolo e dello sport, e gli influencer.
Nel web, abbiamo i nuovi evangelisti: Google, facebook, wikipedia, youtube. Uno strumento poi da cui non ci stacchiamo mai è lo smartphone: vero oggetto di culto da cui dipendiamo ormai senza accorgercene.
Gli idoli ci assediano da ogni parte. Ogni volta che invochiamo Venga il tuo Regno è come se implorassimo di essere liberati da ogni forma di potere che voglia dominarci e manipolarci.
La risposta ci viene data da una parabola di Gesù. Che paragona il regno di Dio a un granello di senape. Un seme piccolissimo, ma, una volta cresciuto, diviene un grande arbusto che può raggiungere anche i tre metri e consente agli uccelli di nidificare (Marco 4,30-32). Gesù ci assicura sulla venuta del regno di Dio. Nell’oggi può apparire piccolo, insignificante, come il granello di senape. Ma, similmente al granello di senape, da questi timidi inizi, sperimenteremo il regno di Dio, e accoglierà quanti ne vorranno far parte. Ecco, allora, l’indicazione, nella sfiducia: pensiamo al granello di senape. Una volta seminato diventerà grande e forte, e diventerà il riparo per gli uccelli del cielo. È venga il tuo regno che si realizza.
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 20 – continua]
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