Teresa di Lisieux indica l’essenziale nella Chiesa: amare Gesù e farlo amare. È quanto scrive papa Francesco nell’esortazione apostolica C’est la confiancesulla fiducia nell’amore misericordioso di Dio in occasione del 150º anniversario della nascita di santa Teresa di Gesù bambino e del volto santo.
Teresa di Lisieux è una santa conosciuta e amata in tutto il mondo. Nasce nel 1873. A meno di tre anni dice che si farà suora, e a 14 decide di entrare in convento. Ma è troppo giovane; il vescovo le nega il permesso. Approfittando del giubileo, in pellegrinaggio a Roma, riesce a incontrare Papa Leone XIII, e gli dice che vuole entrare in convento. È il 20 novembre 1887. Ottiene l’autorizzazione, e l’8 aprile 1888, a quindici anni, entra nel Carmelo di Lisieux. Dopo nove anni, la malattia e la morte, il 30 settembre 1897. Lascia in eredità tre quaderni di scritti, una vera lezione per tutti, secondo la Chiesa. Leggendoli, Papa Pio X affermò che sarebbe diventata la più grande santa dei tempi moderni. Papa Benedetto XV, nel 1921, elogiò le sue virtù e la dichiarò venerabile. Pio XI la proclamò beata il 29 aprile 1923, santa il 17 maggio 1925, e patrona delle missioni nel 1927. Giovanni Paolo II, il 19 ottobre 1997, la dichiarò Dottore della Chiesa, con il titolo di “esperta della scientia amoris”: «Tra i “Dottori della Chiesa” Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturo ed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così vaste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spirito». Benedetto XVI la indicò “una guida per tutti, soprattutto per coloro che, nel Popolo di Dio, svolgono il ministero di teologi” (Udienza, 6 aprile 2011). L’UNESCO l’ha riconosciuta tra le figure significative per l’umanità contemporanea, e per il biennio 2022-2023 la celebra come “patrimonio dell’umanità” e “dottore della Chiesa e del Mondo”. Papa Francesco, infine, il 15 ottobre 2023, scrive l’esortazione apostolica C’est la confiance: «Soltanto la fiducia, “null’altro”, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona. Con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita, il Vangelo si fa carne in noi e ci trasforma in canali di misericordia per i fratelli».
Il programma di vita di Teresa è ben descritto nel nome che prende nel carmelo: Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Il “Bambino” manifesta il mistero dell’Incarnazione e il “Volto Santo”, è Cristo che si dona fino alla fine sulla Croce.
L’incontro con Gesù la spinge ad amare gli altri e alla missione. «Teresa ha potuto definire la sua missione con queste parole: “In Cielo desidererò la stessa cosa che in terra: amare Gesù e farlo amare”. Ha scritto che era entrata nel Carmelo “per salvare le anime”. Vale a dire che non concepiva la sua consacrazione a Dio senza la ricerca del bene dei fratelli. […] Per questo è patrona delle missioni, maestra di evangelizzazione».
La sua vita è un esempio concreto e particolare sul modo di essere evangelizzatori: “per attrazione”. Ne parla lei stessa, rivolgendosi a Gesù: «Questa semplice parola: “Attirami” basta. … Quando un’anima si è lasciata avvincere dall’odore inebriante dei tuoi profumi, non potrebbe correre da sola, tutte le anime che ama vengono trascinate dietro di lei: questo avviene senza costrizione, senza sforzo, è una conseguenza naturale della sua attrazione verso di te. […] Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me… correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva».
Una delle scoperte più interessanti di Teresa è la sua “piccola via”, la via della fiducia e dell’amore. «“Voglio cercare il modo di andare in Cielo per una piccola via bella dritta, molto corta, una piccola via tutta nuova”. Per descriverla, usa l’immagine dell’ascensore: “L’ascensore che mi deve innalzare fino al Cielo sono le tue braccia, o Gesù!”».
Il primato dell’azione di Dio e della sua grazia è primario nel pensiero di Teresa: «Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e, in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore e di pienezza». La sua fiducia nell’infinita misericordia di Dio è totale: «Il peccato del mondo è immenso, ma non è infinito. Invece, l’amore misericordioso del Redentore, questo sì, è infinito. […] Mossa dalla fiducia, osa affermare: “Gesù, fa’ che io salvi molte anime: che oggi non ce ne sia una sola dannata!”».
L’8 settembre 1896, sesto anniversario della sua professione religiosa, in una lunga preghiera a Gesù, scrive: «Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa: che se l’Amore si dovesse spegnere, gli Apostoli non annuncerebbero più il Vangelo, i Martiri rifiuterebbero di versare il loro sangue… Capii che l’Amore racchiudeva tutte le Vocazioni, che l’Amore era tutto, che abbracciava tutti i tempi e tutti i luoghi! … Insomma che è Eterno! … Allora, nell’eccesso della mia gioia delirante ho esclamato: O Gesù mio Amore…, la mia vocazione l’ho trovata finalmente! La mia vocazione è l’Amore! … Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa e questo posto, o mio Dio, sei tu che me l’hai dato: nel Cuore della Chiesa, mia Madre, sarò l’Amore! … Così sarò tutto… Così il mio sogno sarà realizzato!!!”».
«“Io sarò l’amore”: questa è l’opzione radicale di Teresina, la sua sintesi definitiva, la sua identità spirituale più personale».
Santa Teresa di Lisieux mostra chiaramente ad ogni cristiano e, in particolare, a ogni evangelizzatore, la bellezza di una vita fatta amore. Scrive, nella conclusione, Papa Francesco: «In un momento nel quale prevalgono i bisogni più superficiali, lei è testimone della radicalità evangelica. In un tempo di individualismo, lei ci fa scoprire il valore dell’amore che diventa intercessione. In un momento nel quale l’essere umano è ossessionato dalla grandezza e da nuove forme di potere, lei indica la via della piccolezza. In un tempo nel quale si scartano tanti esseri umani, lei ci insegna la bellezza della cura, di farsi carico dell’altro. In un momento di complessità, lei può aiutarci a riscoprire la semplicità, il primato assoluto dell’amore, della fiducia e dell’abbandono, superando una logica legalista ed eticista che riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del Vangelo. In un tempo di ripiegamenti e chiusure, Teresina ci invita all’uscita missionaria, conquistati dall’attrazione di Gesù Cristo e del Vangelo».