Messaggio in memoria del Santo Padre Francesco
Con profonda gratitudine e commozione, ci uniamo alla Chiesa universale nel rendere grazie per il dono che è stato Papa Francesco: il primo Pontefice venuto “dalla fine del mondo”, il primo a portare il nome del Poverello di Assisi, il primo Papa gesuita. Un uomo che ha dato tutto sé stesso alla Chiesa, camminando con il popolo, portandone l’odore, ascoltandone le ferite, e comunicando la gioia del Vangelo fino all’ultimo respiro.
Il bagno di folla di ieri in Piazza San Pietro, subito dopo l’ultima benedizione Urbi et Orbi, ha consegnato al mondo un’immagine potente: quella di un pastore che ha voluto restare in mezzo al suo popolo fino alla fine, consumando le ultime energie nel gesto più eloquente di comunione. Un saluto che è stato insieme testamento e benedizione.
Papa Francesco ha segnato la storia del nostro tempo con la forza della semplicità e la radicalità del Vangelo. Ha portato novità, sì, ma anche grande continuità: nella linea del Concilio Vaticano II e dei suoi predecessori, ha saputo condurre la barca della Chiesa in acque spesso agitate, tenendo fisso lo sguardo su Cristo e sulla speranza.
A noi Paolini, in più occasioni, ha rivolto parole luminose e penetranti, che hanno toccato in profondità il cuore del nostro carisma. In particolare, la nomina a Missionario della Misericordia durante il Giubileo 2015-2016 è stata per me un dono personale e una chiamata a comprendere e testimoniare una verità del Vangelo ancora troppo poco accolta: Dio accoglie tutti, perdona tutti. Una misericordia senza condizioni, che smonta le barriere dell’esclusione e ricostruisce il cuore ferito dell’umanità.
Il 21 maggio 2022, ricevendo in udienza i lettori di Famiglia Cristiana, Francesco aveva ricordato con affetto il carisma del Beato Giacomo Alberione e ci aveva esortati a custodire le radici del Vangelo non per tornare indietro, ma per crescere, per comunicare la fede nella cultura di oggi. Aveva parlato della comunicazione come esercizio profondo di ascolto, di uscita da sé, di creazione di relazioni e di comunità. Ci aveva messi in guardia dall’autoreferenzialità, esortandoci a essere “artigiani di comunione” nella cultura della comunicazione, a servizio delle periferie esistenziali del nostro tempo.
Ci ha lasciato un’eredità viva: quella di una Chiesa “in uscita”, capace di generare fraternità e di abitare l’ecologia integrale del creato e delle relazioni. La sua parola – con quella di Don Alberione – continuerà a risuonare nei cuori di chi desidera una comunicazione che non si limiti a informare, ma che sappia formare e trasformare.
Il suo pontificato è stato una lunga, profonda, gioiosa testimonianza della “grazia in Gesù Cristo” che Maria continua a offrire al mondo attraverso gli apostolati. E noi, con rinnovata fedeltà, nello spirito del quarto voto che i Paolini fanno nell’obbedienza al Vescovo di Roma, continueremo a raccogliere il suo invito: “Andiamo avanti con la forza del Vangelo, con la forza comunicativa che crea comunità.”
Grazie, Santo Padre Francesco. Ci hai parlato con la vita. E noi continueremo a camminare sulle tue orme, comunicatori del Vangelo nella gioia e nella speranza.
Don Roberto Ponti, ssp
Superiore Provinciale
21 aprile 2025