San Paolo e lo sport [7]

Il cammino di San Paolo non è stato affatto così facile e glorioso, come potrebbe apparire da una lettura superficiale delle sue “imprese apostoliche” in cui il grande successo, messo a confronto con il lento procedere delle altre prime comunità cristiane, poteva sembrare evidente.

All’inizio, infatti, Paolo si era limitato ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo alle comunità ebraiche sparse intorno al Medio Oriente, proprio per evitare di rivolgersi a gente digiuna del tutto di una qualche preparazione all’annuncio di un Messia-Salvatore. Solo in un secondo tempo, passando dall’Asia Minore alla Grecia, si dedicò ai pagani non trovando più un adeguato ascolto presso i gruppi giudaici, anzi trovandovi espressa ostilità.

Insperatamente presso i pagani San Paolo ebbe quell’accoglienza entusiastica che gli era mancata presso i suoi correligionari.

Anche in questo caso possiamo trovare un utile parallelo nell’ambito sportivo: cambiare riferimento nella attività apostolica, cambiare stile o preparazione, quando non si ottengano i risultati sperati, può rivelarsi un’ottima soluzione e può far raggiungere successi imprevedibili.

Scrive San Paolo: “Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte” (1 Tessalonicesi 2,1-2). “Infatti chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui vantarsi di fronte al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia!” (1 Tessalonicesi 2,19-20).

Per non mancare di dare utili consigli a coloro che intendono intraprendere il suo stesso lavoro di apostolo, San Paolo si esprime con una frase precisa e incisiva: “Allénati nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco, mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita presente e di quella futura” (1 Timoteo 4,7b-8).

Da notare che non dice che la ginnastica è inutile, ma che questa si limita a coinvolgere soltanto una parte della persona, mentre la fede, intesa come rapporto con Dio e con gli altri, ha una valenza complessiva senza limiti. Raccomanda cioè di andare in profondità e alla sostanza delle cose, senza perdersi in fantasie terrene, perché si tratta di combattere e di affaticarsi per grandi scopi, non di lasciarsi vivere.

P. Marcello Lauritano, ssp