San Paolo e lo sport [4]

San Paolo era chiaramente una persona abituata a stare in primo piano e a riuscire nella sua attività e nel suo impegno, sia prima che dopo la sua conversione.

Ovviamente anche nel confronto con gli sportivi non poteva non suggerire a tutti, anche ai cristiani, di correre dietro a Gesù Cristo e di non accontentarsi di partecipare, ma di primeggiare e di vincere.

Questo come riferimento e come risultato dell’autodisciplina, in vista dei giochi atletici, o dell’annunzio evangelico.

Però sapendo che non è semplice riuscire nella vita, sia degli sportivi che degli apostoli di Cristo, non ha paura di affrontare il problema del risultato mancato, o diciamo pure della sconfitta.

Non si vince e non si riesce sempre, nemmeno nell’apostolato.

Nella Lettera ai Filippesi, suoi cari fedeli e amici di sempre, san Paolo non usa mezzi termini, parla molto chiaro, liberamente e dettagliatamente di quanto gli sta a cuore, anche nei momenti di difficoltà e di sofferenza.

Nelle competizioni sportive non sempre si esulta per la vittoria, alcune volte vincono gli avversari, altre volte i risultati sono scarsi: ebbene si ricomincia senza sensi di colpa e senza paura e si va avanti decisi: “Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo perché sia che io venga e vi veda, sia che io rimanga lontano, abbia notizie di voi: che state saldi in un solo spirito e che combattete unanimi per la fede del Vangelo, senza lasciarvi intimidire in nulla dagli avversari. Questo per loro è segno di perdizione, per voi invece di salvezza, e ciò da parte di Dio. Perché riguardo a Cristo, a voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui, sostenendo la stessa lotta che mi avete visto sostenere e sapete che sostengo anche ora” (Filippesi 1,27-30).

Il buon pastore non abbandona il suo gregge, ma dà a tutti l’esempio di lottatore instancabile, perché anche i suoi fedeli non si scoraggino per qualche difficoltà o sconfitta, che è da mettere sempre e comunque in conto, quando si lotta e si soffre in campo sportivo come in campo apostolico.

San Paolo si rende ben conto che i tempi sono sempre difficili per chi vuole comportarsi bene e agire bene, senza dare adito alle vie facili dell’andazzo comune, a ciò che non comporti troppa fatica, perché i grandi risultati sono sempre frutto di grande impegno, di allenamento costante e di coesione di gruppo.

Da buon allenatore però non manca di sottolineare le ottime qualità dei Filippesi, già dimostrate in passato e ancora valide per il futuro: “Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Così nel giorno di Cristo io potrò vantarmi di non aver corso invano, né invano aver faticato” (Filippesi 2,14-16).

P. Marcello Lauritano, ssp