PAOLO: CONSAPEVOLEZZA APOSTOLICA [2]

Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio.

Paolo servo di Cristo Gesù

Paolo non si presenta come Dottore della Legge, come Maestro in teologia biblica, come Scriba o profeta. Paolo rinuncia a titoli accademici. Egli si presenta semplicemente come “servo”. Il titolo non è abituale a un messaggero di buone notizie.

Paolo vuole informare la comunità, che quello che dice e scrive non è il suo pensiero, ma tutto lo dice nel nome di Cristo Gesù, colui che egli serve.

In greco la parola servo ha primariamente il significato di “schiavo”. Schiavo è colui che dipende totalmente e esclusivamente dal suo Signore, sottomesso a lui in tutto, obbediente senza mai contestare, fedele esecutore dei comandi ricevuti, senza chiederne motivo o domandarsi il perché. Per Paolo, dopo l’esperienza di Damasco, Cristo è il Signore assoluto, è Lui che orienta, indica, appassiona e avvince. Senza riserve e senza condizioni si è messo totalmente al servizio del Signore e giustifica così il suo operato: “Se io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo” (Galati 1,10). Essere “servo di Cristo Gesù” per Paolo significa avere un profondo amore e una fedeltà irrevocabile. “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Galati 2,20). Tuttavia, per Paolo, esperto nella Legge e nei Profeti, “formato alla scuola di Gamaliele” (Atti 22,3), la parola “servo” – “schiavo” ha anche un grande significato biblico. Quando usa la parola greca “schiavo”, egli pensa a “ebed” che lo riconduce a “ebed di JHWH” come è scritto nella Legge e nei Profeti. Tutti gli israeliti ortodossi si rifacevano a questa denominazione, che da un lato significava umile sottomissione al Signore e dall’altro però era il titolo onorifico usato per i patriarchi.