L’Apostolo Paolo nel pensiero di don Giacomo Alberione [4]

Don Giacomo Alberione, negli anni della sua anzianità, continua a motivare i suoi figli e figlie nell’apostolato, avendo sempre come figura di riferimento San Paolo.

 Nel 1956, in Santificazione della mente (uso manoscritto, nn. 56-58), scrive: «L’originale è Gesù Cristo; la forma è san Paolo. […] e noi dobbiamo formarci in lui. Vivere, cioè, pensare, operare, zelare, come egli ha pensato, come egli ha operato, come egli ha zelato la salute delle anime, come egli ha pregato. Essere veramente Paolini. Paolini!».

 Nel 1957, in Alle Suore Pastorelle, don Alberione riprende il tema dell’imitare San Paolo:«Imitare meglio le virtù di San Paolo. Egli fu il vero Homo Dei [uomo di Dio]: un uomo in modo eccezionale colmato di grazia, un uomo cui particolarmente sono affidate le cose di Dio (cfr 2 Corinzi 3,6; 6,4; 1 Corinzi 4,2), un uomo in modo speciale obbligato a Dio, un uomo che poté dire: “la sua grazia in me non fu vana” (1 Corinzi 15,10): egli, cantore di Dio, banditore della grazia di Dio, promotore del culto di Dio, propugnatore delle leggi di Dio, segregato da Dio, prigioniero di Cristo, vivente in Cristo (cfr 1 Timoteo 2,7; Galati 1,15; Romani 1,1; Colossesi 4,3)».

 Nel mese di luglio 1957, in una predica (raccolta contenuta in Alle Figlie di San Paolo), dice: «“Protendersi in avanti!” (cfr Filippesi 3,13). Tener sempre presente ciò che ci manca. Non c’è tempo a compiacersi del passato, a raccontare le cose che si sono fatte, i risultati ottenuti in questa o quella diocesi, in questa o quella giornata del Vangelo, del catechismo, mariana, ecc. Non c’è tempo! C’è solo tempo a ricordare quello che ci manca, se vogliamo essere saggi e apostoli, formati sul cuore di San Paolo».

 Nel 1958, in Spiritualità paolina (n. 93), afferma: «San Paolo è il nostro Padre: da Lui noi dobbiamo prendere lo spirito, la mentalità, l’amore a Gesù Cristo e l’amore alle anime».

 Nello stesso anno 1958, in Predicazione (raccolta dattiloscritta, n. 142), dice: «La Lettera di San Paolo ai Romani è il primo e principale saggio dell’apostolato delle edizioni, l’esempio su cui dovrebbe modellarsi ogni edizione paolina. Per questo, quando si è costruita la chiesa dedicata a San Paolo in Casa Madre, si è voluto rappresentare in un bel quadro l’Apostolo che detta e indirizza la sua grandiosa Lettera ai Romani. Il quadro nel suo insieme rappresenta bene l’indole e la finalità del nostro apostolato: portare il Vangelo a tutte le genti, di tutti i tempi».

 Anno 1961, Spiegazione delle Costituzioni (n. 379). Don Alberione chiarisce: «Prima di mettere l’Istituto sotto la protezione di San Paolo Apostolo si è pregato molto. Si voleva un Santo che eccellesse in santità e nello stesso tempo fosse esempio di apostolato. San Paolo ha unito in sé la santità e l’apostolato. Ha amato veramente Gesù Cristo: “Chi mi separerà dalla carità di Cristo? Niente. Né la vita né la morte» (cfr Romani 8,35-38). Dopo di aver servito Cristo in vita, è andato intrepido al martirio piegando la testa sotto la spada. “Né la vita né la morte mi separerà da Cristo”! Prima di rendere al Maestro l’ultima testimonianza, gli aveva offerto tutta una vita di apostolato. Sovente si dà risalto all’attività di San Paolo; ma prima bisogna mettere in risalto la sua pietà».

 Nel 1966, sul San Paolo (numero di dicembre), scrive: «La sua [di San Paolo] parola illuminata ed accesa in Gesù Cristo, ha guadagnato innumerevoli anime. Fondò moltissime chiese, preparò e mise a capo Vescovi, sopportò sofferenze e persecuzioni che egli stesso descrisse, particolarmente in una delle sue lettere. Comunicava la vita di grazia alle anime con la parola; e quando si trovava lontano, arrivava con le sue lettere».

 Concetto confermato l’anno seguente, 1967. Scrive sul San Paolo (numero di gennaio): «L’intento di San Paolo: formare dell’umanità tutta una Chiesa, senza distinzione di razze e di classi. San Paolo dà il medesimo valore tanto alla sua predicazione orale, quanto a quella scritta nelle sue Lettere. Così Paolo ha predicato ed ha scritto: la parola orale; la parola tecnica».