Non uccidere [5]

«Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò» (Genesi 1,27). «Del sangue vostro, ossia della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto a ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo … perché a immagine di Dio Egli ha fatto l’uomo» (Genesi 9,5-6). Così è scritto nella Bibbia.

L’apostolo Paolo ammonisce: “Fratelli, non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? … Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi” (1 Corinzi 3,16-17). Quella di Paolo è una ammonizione molto seria.

Per gli ebrei il tempio era il luogo della presenza reale di Dio in mezzo al suo popolo, era l’orgoglio della nazione, il centro della loro vita: un luogo santo e si era attenti che nessuno lo profanasse. Paolo sposta l’attenzione dalle mura del tempio alle persone: Dio si compiace di abitare nell’uomo, nell’unica creatura che ha fatto a sua immagine e somiglianza. Di conseguenza, tutte le cure, tutte le attenzioni che venivano dedicate al tempio di pietra, ora vanno trasferite al tempio vero: l’uomo. A nessuno è concesso di calpestare la sua dignità. La consapevolezza che l’uomo è tempio di Dio impedisce di svilire l’altro; anzi lo dovrebbe condurre ad amarlo e a prendersene cura.

Un campione che sapeva riconoscere in ognuno la presenza di Dio è stato don Oreste Benzi, di cui è in corso la causa di beatificazione. Nella sua vita si è distinto per l’attenzione prestata ai più emarginati. Il suo modo di agire era diretto e immediato, con azioni che potevano anche apparire spregiudicate, come scendere in piazza coi senza casa, incontrare i giovani in discoteca o dare la possibilità di riscatto a innumerevoli prostitute. La sua mitezza e il suo sorriso erano vincenti, e sapevano superare le stesse minacce di morte. La difesa della vita, per lui, era totale. Scriveva: «La vita umana è sacra, non può mai essere volutamente soppressa, da nessuno. Il “non ucciderai” della Bibbia è la proibizione di un’azione in se stessa illecita, per sempre. Un atto intrinsecamente illecito, non potrà mai diventare lecito: perciò uccidere è sempre un male, senza eccezioni […] E il problema della legittima difesa? A colui che è aggredito da un altro che ha chiare intenzioni di uccidere, è lecito difendersi uccidendo l’aggressore? No, non è mai lecito uccidere, anche se chi uccide per difendersi non è perseguibile a termini di legge; l’uccisione dell’altro è sempre un male.

A una nazione aggredita è lecito rispondere con la guerra per difendersi? La guerra, anche se difensiva, è sempre illecita, non è mai giusta, perché uccidere è un male in sé. Un popolo aggredito dovrà allora accettare di essere oppresso? No, ma non può difendere il proprio giusto diritto alla libertà con la guerra. Con che cosa si opporrà ai bombardamenti, ai carri armati, alle armi più terribili comprese quelle chimiche? Questo è il vero problema che non si è voluto mai affrontare per rimanere ancorati alle barbarie della guerra. Non si è mai voluto affrontare con serietà, sia a livello nazionale che internazionale, la difesa popolare non violenta, unica via valida per rispondere all’aggressione. Quando un popolo intero è compatto nella resistenza attiva organizzata, anche l’invasore o l’oppressore più terribile capirà; la storia lo dimostra». Ne troviamo un esempio nella ferma, non violenta, resistenza danese all’occupazione nazista tra il 1940 e il 1945, che ha messo in difficoltà l’aggressore, in qualche modo cambiando il suo atteggiamento. Hannah Arendt, politologa, filosofa e storica tedesca, in un capitolo del suo La banalità del male dedicato alla resistenza danese, scrive: «si dovrebbero tenere lezioni obbligatorie in tutte le università […], per dare un’idea della potenza enorme della nonviolenza e della resistenza passiva, anche se l’avversario è violento e dispone di mezzi infinitamente superiori».

Continua don Benzi: «Gesù ha condannato ogni guerra individuale e collettiva facendo ben capire che la guerra distrugge chi vi si impegna. […] Siamo certi che la guerra non può mai essere giusta e diciamo con Giovanni Paolo II che la guerra non è mai stata e mai lo sarà un mezzo valido per sanare i conflitti umani» (Tratto da Avvenire, 30.01.1991).

Walter Lobina