La grotta del Padre nostro a Gerusalemme
Una antica tradizione, risalente al III secolo, indica, nel Monte degli Ulivi a Gerusalemme, una grotta dove Gesù insegnava a pregare. Una grotta che ancora oggi è possibile visitare. Questa tradizione si basa su Luca (10,38-11,4) che riferisce l’insegnamento del Padre nostro subito dopo la visita di Gesù a Betania alle sorelle di Lazzaro. Là vicino, appunto, c’è il monte degli Ulivi. Il luogo venne anche denominato “grotta degli insegnamenti”.
Eusebio di Cesarea, vescovo e scrittore greco (265-340), racconta che i pellegrini pregavano e veneravano questo luogo: «i piedi del Signore e Salvatore nostro… si sono posati sul Monte degli Ulivi, presso la grotta che là viene mostrata: cioè quando vi pregò…» (Demonstratio evangelica, 295 d.C.). Esisteva dunque un’antica tradizione che metteva in diretta relazione una grotta sul Monte degli Ulivi con gli episodi della preghiera di Gesù.
Sopra quella grotta, nel IV secolo, la madre di Costantino fece costruire la basilica dell’Eleona (= degli ulivi). Questa chiesa è ricordata dalla pellegrina Egeria (381-384): «tutti vanno alla chiesa posta sopra il monte Eleona… nella grotta in cui il Signore era solito istruire i discepoli…».
Nei secoli se seguirono, più volte la chiesa dell’Eleona fu distrutta e poi ricostruita. La ricostruzione del 1100 da parte dei crociati consacrò definitivamente il luogo come santuario dove Gesù insegnò agli apostoli il Padre nostro. Ne parla l’archimandrita russo Daniil Palomnik, primo pellegrino in Terrasanta (1106-1107) proveniente dalla Rus’ di Kiev. Descrive una “grande chiesa” sotto la quale si trovava la grotta dove il Signore aveva insegnato agli apostoli come pregare.
Nel XIII secolo la chiesa era di nuovo in rovina. Nel 1856, la principessa Aurelia Bossi acquistò il terreno e le rovine dell’antico santuario, ma le sue ricerche non ebbero alcun risultato positivo. Gli scavi effettuati dagli archeologi nel 1911 hanno ritrovato la grotta con una piccola abside e dei graffiti, segno di venerazione da parte dei fedeli. All’ingresso della grotta, è ora inserita la scritta:
SPELUNCA IN QUA
DOCEBAT DOMINUS
APOSTOLOS
IN MONTE OLIVETI
(grotta nella quale il Signore istruiva gli apostoli nel Monte degli Ulivi).
Alla chiesa è aggiunto il chiostro. Nei corridoi, in edicole composte da piastrelle in maiolica, vi è scritto il Padre Nostro in 140 lingue. Una tradizione ripresa dal periodo crociato: un pellegrino, nel 1102, raccontò di una tavola di marmo con inciso il Padre Nostro in lingua ebraica, e un altro, nel 1170, testimoniò di averne vista una in lingua greca sotto l’altare. Durante gli scavi fu ritrovata pure una versione in latino.
Nel monte degli Ulivi, il monte del venerdì santo per eccellenza, c’è dunque questo ricordo. Qui gli apostoli fecero esperienza della preghiera del Padre nostro da parte di Gesù e di quanto sarebbe stata fondamentale per la loro vita. Questa tradizione induce a pensare che il Padre nostro racchiuda un segreto.
[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 43 – continua]
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