Il Regno del “figlio dell’uomo”

Il profeta Daniele (7,1-28) presenta la storia del mondo come una successione di poteri mondiali, simboleggiati da figure di animali: il leone con ali di aquila, per indicare il grande impero di babilonese; l’orso, per l’impero dei Medi; il leopardo, per l’impero dei persiani; e una quarta bestia, talmente spaventosa che il profeta non trova immagini per descriverla: è il regno ellenistico dei Seleucidi. Sono regni terribili, pericolosi, e uno succede all’altro. Sono rappresentativi di tutti i poteri che durante i secoli hanno cercato e cercheranno di dominare il mondo. Alla fine, però, dice il profeta Daniele, interviene Dio. E questi regni finiranno. Verrà il regno di Dio. Solo JHWH è il padrone della storia. Davanti a lui compare così un quinto regno, non più una bestia, ma un “figlio d’uomo”: «gli furono dati potere, gloria e Regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo Regno non sarà mai distrutto» (Daniele 7,14). Sarà una società umana, ma di origine celeste. È l’Israele futuro, che serve unicamente JHWH. E tutti i regni serviranno Israele.

Giovanni Battista, l’ultimo dei profeti, si mette nella linea del profeta Daniele. E annuncia così l’imminente venuta del messia: «Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco… colui che viene dopo di me è più forte di me… Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Matteo 3,10-12).

Gesù si inserisce in questa visione storica, ma apporterà delle varianti significative. Il regno di Dio comincia già adesso, durante il potere degli imperi mondiali; il “figlio dell’uomo” atteso è lui, che però «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Marco 10,45). E anziché manifestare l’ira di Dio sui peccatori, dichiara così la sua azione: «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (Matteo 11,5). Sono questi i segni del regno di Dio che viene, e sono tutti a favore dell’uomo.

E quando va a Nazaret e, nella sinagoga, si alza a leggere (Luca 4,16-21). Fa sue le parole del profeta Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Il testo di Isaia continuava: «e il giorno di vendetta del nostro Dio», ma Gesù tralascia questo aspetto. In Dio c’è solo una parola d’amore. E Gesù conclude: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

[“Voi dunque pregate così: Padre nostro”, 18 – continua]