Shomér ma mi-llailah I VOTI RELIGIOSI NELLA CULTURA DELLA COMUNICAZIONE (3)

Il voto di Castità

“Tutti veniamo alla luce con la nostra sessualità, grazie a Dio; ma è un peccato che così tanta gente disprezzi e soffochi questo dono naturale. Il sesso fa parte della natura, e io seguo la natura”, diceva Marilyn Monroe. L’idea di castità viene oggi offuscata da una mentalità che approva nuovi comportamenti: libertà sessuale, mercificazione del corpo, idea di gender, immagine della donna per vendere, rapporti sessuali come un gioco. Pubblicità e spettacoli fanno dell’espressione sessuale il perno su cui ruota il messaggio. A che scopo, dunque, professare oggi il voto di castità? Su quali valori si basa? Qual è, se c’è, il suo dono?

Sul tema aleggia una certa confusione di termini: castità, verginità e celibato vengono usati indistintamente. E continua a dominare l’interpretazione ascetica (dal secolo XIX) come controllo dei sensi e rinuncia alla sessualità. Come conseguenza di questo tipo di pensiero, sul voto di castità sono entrate futilità di ogni tipo. Vale la pena, allora, scoprirne il significato.

Il celibato è l’impegno di vivere senza contrarre matrimonio, attratti dal Signore che chiede: “Mi ami tu più di costoro?”.

La verginità richiama il fiorire e portare frutto (virgo un termine da cui discende virgulto).

La castità è gratuità di amore. L’etimologia, castus, suggerisce che il casto è colui che non attua l’in-castus (da cui deriva il termine “incesto”), ossia il rapporto “fusionale” o “confusionale” di attaccamento e di possesso con l’altro. Il casto vive le sue relazioni come dono, riconoscendo e rispettando l’alterità.

La Bibbia ci offre una visione positiva della sessualità, come espressione umana vitale del potere creativo di Dio. Il comando biblico è di crescere e moltiplicarsi; i figli erano considerati come un segno di benedizione e di sicurezza, ma anche come un’espressione di obbedienza al Signore. D’altro lato la sterilità e la infecondità erano viste come maledizione divina. Il matrimonio aveva anche un significato religioso legato alla promessa di Dio ad Abramo: “La mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni… Ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te nasceranno dei re” (Genesi 17,4-7). Perciò, dove possiamo trarre i fondamenti biblici del voto di castità?

Il Nuovo Testamento presenta Gesù come celibe. La sua è una scelta controcorrente: “vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli” (Matteo 19,12). La scelta del celibato per Gesù è motivata dal primato del regno di Dio. È una nuova concezione della sessualità, come nuovo modo di amare. Ne abbiamo un esempio sublime nell’ultima cena, quando Gesù dice, rivolto ai discepoli, che uno lo tradirà, un altro lo rinnegherà e tutti gli altri fuggiranno. Eppure non si arrabbia, non fugge, non si organizza per difendersi e salvarsi. Semplicemente si consegna ai discepoli perché facciano di lui quello che vogliono: “Questo è il mio corpo, offerto per voi”. È amore totale, gratuito, per gli altri.

Il voto di castità, più che sterile astinenza o serie di proibizioni, è un invito all’amore, un ponte verso gli altri, passione ardente per il Signore e dono di sé a Lui per trasformare il mondo. La castità è pensare che un altro mondo è possibile.

Il voto di castità esprime un modo originale di amare. È apertura alla relazione, alla comunione, all’intimità. È permettere a un’altra persona di entrare nella nostra vita in modo tale che la sua presenza diventa parte di ciò che noi siamo. Gesù non ha avuto paura dell’intimità: con i discepoli, con Marta e Maria, con Lazzaro, con la peccatrice…

Il voto di castità è amare con libertà, in modo da lasciar libere le persone che ama e senza aspettarsi niente in cambio. L’altro, gli altri, non sono un oggetto per gratificazione personale o traendo vantaggi dalla loro disponibilità o dalle loro risorse o da quello che possono offrire.

Se la castità ci apre alla relazione, il corpo è lo strumento di comunicazione attraverso gesti affettivi, leali, di presenza. L’uomo di oggi, più di ogni altra cosa, ha bisogno di sentirsi dire: ci sei, ti vedo, sono dalla tua parte e con te per una pienezza di vita.

Shomér ma mi-llailah? Sentinella, quanto resta della notte?” (Isaia 21,6-12). Il voto di castità è per gli altri una luce che illumina la loro strada, un faro che indica la giusta direzione per incontrare Dio amore. Un dono che il religioso rende sempre attuale con il voto di obbedienza.

di Christian Ricci

pubblicato nella rivista SE VUOI

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