DON GIACOMO ALBERIONE [11]: apostolo della Parola

Don Giacomo Alberione era uomo della Parola di Dio, uditore e apostolo instancabile e profetico. Il suo legame con la Parola era costante. Allo stesso modo la sua sensibilità apostolica, perché a tutti giungesse la Sacra Scrittura. La sua formula è molto chiara: “Siamo nati con la Parola, nella Parola, per la Parola, in religioso ascolto della Parola”.

Don Alberione fa sua la frase di San Paolo: “Perché la Parola del Signore corra” (2 Tessalonicesi 3,1). La Parola del Signore contiene una intensa storia d’amore, quella di Dio per il suo popolo. E va fatta conoscere. È dunque importante che questa Parola corra per tutto il mondo, in modo che tutti la conoscano e, attraverso di essa, conoscano il Signore, lo amino come Padre e, tra di loro, si riconoscano fratelli.

“Convinto che la Bibbia è la lettera scritta da Dio agli uomini per guidarli al loro ultimo fine, l’apostolo dovrebbe bramare di farla conoscere e pervenire a tutti gli uomini”, scriveva don Alberione (L’apostolato dell’edizione, 1998, p. 157, n. 178).

“A tutti Iddio indirizza questa sua lettera […]. La Bibbia, infatti, è una lettera del Padre Celeste, inviata ai suoi figli, gli uomini. Leggiamola! In essa noi troveremo la via del Cielo” (Giacomo Alberione, Leggete le SS. Scritture. Esse vi parlano di Gesù Cristo, Edizioni San Paolo 2003, pp. 46.58).

“Chi legge il Libro Divino prende il linguaggio divino, parla il linguaggio divino, acquista l’efficacia divina… Chi legge quotidianamente la Bibbia ottiene di parlare le parole di Dio, realmente” (Apostolato Stampa, 1933, p. 143). Don Alberione ne era consapevole. Sta qui la nostra identità: “Apostolo è colui che porta Dio nella sua anima e lo irradia attorno a sé” (Don Alberione, San Paolo, dicembre 1950).

Diceva il Beato Angelico: “Per dipingere il Cristo è necessario vivere col Cristo”. Ed è il richiamo di papa Benedetto XVI: «Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla» (GMG, Spianata di Marienfeld, 21 agosto 2005).

Don Alberione sente forte l’impulso profetico e la missione che Dio gli affida: Evangelizzare. Una parola fin troppe volte usata e citata. Non basta dirla perché di fatto la si realizzi. Cosa significa “evangelizzare”? lo dice in maniera chiara il Papa Paolo VI: «È portare la Buona Novella in tutti gli strati dell’umanità, e, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa» (Evangelii Nuntiandi, 1975, n. 18).

È dunque qualcosa in più di “saper scrivere cristianamente”, che don Alberione dichiara essere compito di ogni cristiano. Qual è allora il compito dell’apostolo? Don Alberione non ha dubbi: “L’apostolo tuttavia deve spingersi più innanzi. Egli ha la sua missione specifica: estendere nel tempo e nello spazio l’opera di Dio autore della S. Scrittura”. Il modello è quindi Dio. Così devono essere gli scritti dell’apostolo. E don Alberione, ne chiarisce la modalità: «Gli scritti dell’apostolo devono essere “Via”. Perché i suoi scritti siano la vera via che conduce al Cielo, l’apostolo deve modellarsi sulla Bibbia, ossia trattare il medesimo suo argomento, nel medesimo modo e col medesimo fine. Argomento della Bibbia sono le verità riguardanti Dio e l’anima… Questi, e non altri, devono essere gli argomenti trattati dall’apostolo scrittore. […] Gli scritti dell’apostolo devono essere “Verità”. L’apostolo della stampa non si propone di comporre opere scientifiche o letterarie, per se stesse, non di divulgare idee proprie o di altri uomini, ma egli mira esclusivamente a divulgare le verità rivelate quali ci sono date dalla Chiesa… E ciò fa o col moltiplicare le edizioni della Bibbia stessa o col commentare, spiegare, diluire le verità in esse contenute. […] Gli scritti dell’apostolo devono essere “Vita” … Gli scritti dell’apostolo della stampa, in quanto sono un’estensione dell’opera divina, devono impressionare e santificare gli animi. Diversamente l’apostolo della stampa non raggiungerebbe il suo scopo” (L’apostolato dell’edizione, nn. 159-167).

Evangelizzare, perciò, è condurre a Dio e far conoscere Dio nel mondo, e adoperarsi per la salvezza delle persone.

Le numerose fondazioni, l’assunzione dei mezzi più celeri ed efficaci della comunicazione nell’apostolato, le molteplici iniziative intraprese ebbero un unico obiettivo: far pervenire al maggior numero di uomini e donne la Parola di Dio e suscitare in essi l’amore per il Cristo, nel quale unicamente si incontra la salvezza.

Un percorso attraverso i pannelli che raccontano la sua storia, presenti nel corridoio antistante la sottocripta della Basilica Regina degli Apostoli