Farsi “prossimo” nei social media [3]

Il 28 maggio 2023, il Dicastero vaticano per la Comunicazione ha pubblicato una Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media, dal titolo Verso una piena presenza. Attraverso una serie di post, mettiamo in evidenza gli aspetti più peculiari. Ecco il post [3], relativo ai nn. 12-17.

Il sogno e le aspettative di trovarsi nella terra promessa si sono realizzate solo in parte. Ma, in contemporanea, si sono presentate alcune insidie. Che è bene evitare.

«Innanzitutto, siamo ancora di fronte a un “divario digitale”. […] Il “social media divide” sta diventando sempre più acuto. Le piattaforme che promettono di costruire comunità e connettere maggiormente le persone hanno invece reso più profonde varie forme di divisione».

«Quando i marchi e le istituzioni hanno riconosciuto il potenziale strategico delle piattaforme sociali […] negli anni hanno trasformato gli utenti in consumatori». Non solo: «gli individui sono sia consumatori sia merci: come consumatori, vengono proposte loro pubblicità personalizzate e contenuti sponsorizzati su misura. Come merce, i loro profili e i loro dati vengono venduti ad altre aziende con lo stesso scopo».

«In una società in cui l’informazione svolge un ruolo così essenziale, è sempre più difficile verificare le fonti e l’accuratezza delle informazioni che circolano in digitale». «Il sovraccarico di contenuti è risolto da algoritmi di intelligenza artificiale che decidono costantemente cosa mostrarci, sulla base di fattori che a malapena percepiamo o intuiamo […]. L’ambiente digitale che ognuno vede – e perfino i risultati di una ricerca online – non è mai uguale a quello di un altro. […] La conseguenza di questa personalizzazione sempre più sofisticata dei risultati è un’esposizione forzata a informazioni parziali, che corroborano le nostre idee, rafforzano le nostre convinzioni e ci conducono così a isolarci in un “effetto bolla”».

«Le comunità online sui social media sono “punti di incontro”, solitamente modellati attorno agli interessi condivisi di “individui interconnessi”. […] Di conseguenza, le piattaforme di social media possono correre il rischio di impedire ai loro utenti di incontrare davvero l’“altro” che è diverso».

«Questi “spazi” individualistici» talvolta favoriscono «comportamenti estremi. I discorsi aggressivi e negativi si diffondono con facilità e rapidità, offrendo un terreno fertile per la violenza, l’abuso e la disinformazione».

Il documento sottolinea che «Essere consapevoli di tutte queste insidie ci aiuta a discernere e smascherare la logica che inquina l’ambiente dei social media. […] È importante apprezzare il mondo digitale e riconoscerlo come parte della nostra vita. Tuttavia, è nella complementarietà tra esperienze digitali e fisiche che si costruiscono una vita e un percorso umani».