Farsi “prossimo” nei social media [1]

Il 28 maggio 2023, il Dicastero vaticano per la Comunicazione ha pubblicato una Riflessione pastorale sul coinvolgimento con i social media, dal titolo Verso una piena presenza. Attraverso una serie di post, mettiamo in evidenza gli aspetti più peculiari. Ecco il post [1], relativo ai nn. 1-6.

Il documento inizia evidenziando che «L’umanità ha fatto passi da gigante nell’era digitale». Di qui la necessità, per la Chiesa e per ogni cristiano, di «vivere nel mondo digitale come “prossimo amorevole”, autenticamente presenti e attenti l’uno all’altro nel nostro comune viaggio lungo le “strade digitali”».

Dopo aver notato che «i progressi della tecnologia hanno reso possibili nuovi tipi di interazioni umane», si sottolinea che «la questione non è più se confrontarsi o meno con il mondo digitale, ma come farlo».

Infatti, «I social media … sono un luogo in cui le persone interagiscono, condividono esperienze e coltivano relazioni come mai prima d’ora». In particolare, «I giovani – così come gli anziani – chiedono che li si incontri lì dove sono, anche sui social media». E «molti cristiani chiedono ispirazione e guida, poiché i social media, che sono una delle espressioni della cultura digitale, hanno avuto un impatto profondo sia sulle nostre comunità di fede sia sui nostri percorsi spirituali individuali».

«Anche la Chiesa universale si è occupata della realtà digitale», in particolare attraverso i messaggi annuali per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. E ha iniziato a vedere i «social media come “spazi” e non solo come “strumenti”, e ha lanciato un appello affinché la Buona Novella sia annunciata anche negli ambienti digitali».

L’obiettivo del documento vaticano è di «affrontare alcune delle principali questioni che riguardano il modo in cui i cristiani dovrebbero utilizzare i social media», e vuole incoraggiare «sia gli individui sia le comunità ad adottare un approccio creativo e costruttivo, che possa favorire una cultura della prossimità».

Ed ecco alcuni interrogativi: «Che tipo di umanità si riflette nella nostra presenza negli ambienti digitali? Quanto delle nostre relazioni digitali è frutto di una comunicazione profonda e sincera, e quanto invece è semplicemente plasmato da opinioni insindacabili e reazioni appassionate? Quanto della nostra fede trova espressioni digitali vive e rivitalizzanti? E chi è il mio “prossimo” sui social media?». Inevitabile allora il riferimento alla parabola del buon Samaritano, definita da Papa Francesco “la parabola del comunicatore”».

Per comprendere questo riferimento, conviene rileggere, almeno nelle parti essenziali, il Messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro” (24 gennaio 2014): «Chi comunica… si fa prossimo. Il buon samaritano non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro». Nel messaggio Papa Francesco faceva alcune precisazioni.

«Quando la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada, come leggiamo nella parabola. In lui il levita e il sacerdote non vedono un loro prossimo, ma un estraneo da cui era meglio tenersi a distanza. […] Le strade sono quelle del mondo dove la gente vive, dove è raggiungibile effettivamente e affettivamente. Tra queste strade ci sono anche quelle digitali, affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza. Anche grazie alla rete il messaggio cristiano può viaggiare “fino ai confini della terra” (Atti 1,8). […]

L’icona del buon samaritano, che fascia le ferite dell’uomo percosso versandovi sopra olio e vino, ci sia di guida. La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria. La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo ferito lungo il cammino, con amore, con tenerezza. Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale. […] In questo contesto la rivoluzione dei mezzi di comunicazione e dell’informazione è una grande e appassionante sfida, che richiede energie fresche e un’immaginazione nuova per trasmettere agli altri la bellezza di Dio».