La San Paolo e la sua missione di evangelizzare nella cultura della comunicazione [3]

Chi si ferma o rallenta è sorpassato”, è l’idea che muove don Giacomo Alberione nel “protendersi in avanti” per evangelizzare.

Nel 1960, don Alberione affermava: “La stampa, il cinema, la radio, la televisione costituiscono oggi le più urgenti, le più rapide e le più efficaci opere dell’apostolato cattolico. Può essere che i tempi ci riservino altri mezzi migliori. Ma al presente pare che il cuore dell’apostolo non possa desiderare di meglio per donare Dio alle anime e le anime a Dio” (L’apostolato dell’edizione, 1 ediz., 1944, n. 484).

Vigile nei confronti delle nuove tecniche di comunicazione, don Alberione fin da subito si era formato una valutazione sul valore individuale e sociale di questi mezzi: “Occorre che la religione sia sempre presente; si valga di tutto per un migliore tenore di vita in terra e la gloria in cielo. Chi si ferma o rallenta è sorpassato: lavorerà un campo ove il nemico già ha raccolto” (San Paolo, maggio 1949).

Più avanti, don Alberione precisava: “Non è affare da dilettanti, ma di veri apostoli. […] Oggi il mondo, la gioventù, la classe dirigente, ricevono ogni giorno altre dottrine, ascoltano altre teorie alla radio, assistono ad ogni spettacolo del cinema, si volgono alla televisione, per lo più amorale o immorale. Il sacerdote predica ad un piccolo sparuto gregge, con chiese quasi vuote in molte regioni… ci lasciano i templi, quando ce li lasciano! E si prendono le anime. Sarà utile considerare le parole del card. Elia Dalla Costa: «O noi guardiamo coraggiosamente la realtà, al di là del piccolo mondo che ci sta attorno, ed allora vediamo urgente la necessità di un rivolgimento radicale di mentalità e di metodo, oppure nello spazio di pochi anni avremo fatto il deserto attorno al Maestro della vita; e la vita, giustamente, ci eliminerà come tralci morti, inutili, ingombranti»” (San Paolo, novembre 1950).

Affermazioni fin troppo evidenti nel mondo odierno. Che, tra l’altro, ha proseguito nel suo sviluppo tecnologico immergendoci nella cultura e nella mentalità della comunicazione digitale.

I sempre più rapidi cambiamenti richiedono alla Chiesa e ai Paolini la stessa audacia apostolica di don Alberione. E diventa necessario, oggi, per evangelizzare, saper pensare e comunicare in modo crossmediale e omnicanale. È un nuovo sistema di comunicazione, che prende l’avvio dalla convergenza digitale. E mette in rilievo un aspetto: la centralità del messaggio e la sua possibile “distribuzione” in canali e medium differenti.

È una “rivoluzione” nei confronti degli altri tipi di comunicazione. Non c’è solo un mezzo di comunicazione in più da aggiungere a tutti gli altri già inventati, siamo di fronte a uno stile globale di comunicazione che, da una parte, influisce su tutte le altre forme comunicative precedenti e, dall’altra, crea una comunicazione che è un “ambiente di vita”. Nasce anche un nuovo tipo di utente, multitasking, pronto ad usufruire del messaggio nella diversità di canali e a interagire con esso.

“Benvenuti nella cultura convergente, dove vecchi e nuovi media collidono, dove i grandi media e i media grassroots (cioè quelli prodotti dal basso) si incrociano, dove il potere dei produttori dei media e quello dei consumatori interagiscono in modi imprevedibili. La cultura convergente è il futuro, ma sta prendendo forma oggi. I consumatori ne usciranno più potenti, ma soltanto se sapranno riconoscere e usare quel potere in veste di consumatori e cittadini, come partecipanti attivi della nostra cultura” (Henry Jenkins, Cultura Convergente, 2014, p. 285)

L’era della comunicazione di massa cede il passo alla crossmedialità, un tipo di comunicazione sempre più mirata sui bisogni e sulle caratteristiche dei singoli. La crossmedialità non è il futuro, ma una esigenza reale attuale.

Obiettivo della crossmedialità è creare “esperienze”, emozionare, sviluppare relazioni intense: il tempo speso insieme è la nuova moneta della comunicazione. Ingrediente essenziale è una grande storia da raccontare “insieme”.

La nuova modalità comunicativa è uno stimolo per la missione dei Paolini. Abbiamo una grande storia da raccontare, quella di Dio che vuole fare di noi il suo popolo, quella di un Padre, che è Dio, e desidera che tutti ci riconosciamo suoi figli e, tra noi, fratelli.

La crossmedialità permette di personalizzare i contenuti e farli giungere alle persone nel modo da loro prescelto, in modo da soddisfare le esigenze e gli interessi del singolo. Permette, soprattutto, di mediare l’incontro personale tra Dio e la singola persona.