Don Giacomo Alberione e l’urgenza di evangelizzare [1]

Don Giacomo Alberione sentì forte la chiamata a fare qualcosa per gli uomini del nuovo secolo. Per lui, questo voleva dire: evangelizzare. Far giungere la Parola di Dio a tutti, dovunque nel mondo, fu la sua costante preoccupazione, nella quale coinvolgeva i Paolini e le Paoline. Nelle sue prediche e nei suoi scritti, richiamava spesso le cifre della popolazione mondiale per suscitare interesse e azione apostolica.

«Sui due miliardi di uomini viventi, almeno 9 decimi, cioè 1.800.000.000 abbisognano di questo apostolato: catechismi a parole, a figure, in racconti, in esposizione storica, in forma dottrinale: per tutti, sempre, in ogni luogo è urgente, necessario, gravemente obbligatorio dare alle anime questo cibo: ancor più che salvare i bambini dall’abbandono materiale e da certa morte corporale» (Apostolato stampa, 1933).

Rivolgendosi alle Figlie di San Paolo, ma lo stesso discorso veniva fatto ai Paolini, diceva: «Cosa pensate lungo il giorno? Cosa sognate la notte? Sognate le anime? Scrivetevi nel cuore: vi sono due miliardi di uomini nel mondo, ma quanti di essi arrivano al paradiso? […] Dite, non v’importa niente di queste anime? […] Li avete scritti nel cuore i due miliardi di anime?» (Alle Figlie di San Paolo, 15 agosto 1931).

«Abbiate sempre presenti i due miliardi di uomini: 480.000.000 cattolici; e tutti gli altri?» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1947).

«Quanto ti importa la salvezza delle anime? Su circa due miliardi ve ne è oltre un miliardo di pagani. Chi ha cuore, può considerare lo spettacolo miserando che presenta l’umanità e non muoversi e non dire: Io andrò e li salverò?» (Alle Figlie di San Paolo, 15 agosto 1950).

«Vedete come stiamo nel mondo? Siamo oltre due miliardi e cinquecento milioni di uomini. Hanno fatto il Congresso internazionale delle popolazioni e hanno constatato che ogni giorno l’umanità cresce di cento ottantamila individui. Vedete quante anime da salvare! E fra pochi anni avremo tre miliardi di uomini. Noi saremo sempre insufficienti» (Alle Figlie di San Paolo, 15 agosto 1954).

«Se nel mondo vi sono 800 milioni di cristiani, di cui la metà cattolici, poco di più della metà, vi sono però all’incontro, molti altri, poco meno di due miliardi, un miliardo e 600 milioni, 700 milioni, i quali non hanno ancora la luce del Vangelo, per i quali la condizione è come se Gesù Cristo non fosse venuto, non avesse ancor compiuto la sua redenzione, non avesse predicato il Vangelo» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1956).

«Vi sono oggi due miliardi e settecento milioni di uomini: a quanti siamo arrivati noi? A ben pochi. Nella stessa nostra nazione a quanti arriviamo? Se si parla del numero delle librerie, delle agenzie o delle suore propagandiste, sono parecchie, ma guardando le cose a fondo, ecco che su ventisettemila parrocchie d’Italia, nel 1956 ne abbiamo visitate seimila. E le altre ventun mila?» (Alle Figlie di San Paolo, 15 agosto 1957).

«Occorre un apostolato laico oggi. […] L’ultima statistica dà come cifra un numero di uomini di due miliardi e ottocento milioni; sulla terra ogni minuto secondo nascono ottantacinque bambini; l’umanità cresce di 45 milioni all’anno. Chi provvede a questo crescere vertiginoso dell’umanità? […] Le popolazioni aumentano, particolarmente in Asia, in Africa e anche nell’America, meno in Europa; ma son proprio quelle le regioni dove manca il clero, mancano gli apostoli. […] Il fine generale dei due Istituti, delle Annunziatine e dei Gabrielini, è di portare Gesù Cristo nella società, Gesù Cristo Via, Verità e Vita» (Meditazioni per consacrate secolari, 1958).

«Vedere se innanzi a noi, quando siamo all’adorazione, passa il mondo e cioè, noi passiamo in rivista quasi le cinque parti del mondo e ci rappresentiamo quei due miliardi e 800 milioni di uomini che vivono e quelli che hanno già partecipato e partecipano ai frutti della redenzione e quelli che ancora non conoscono la redenzione, oppure non l’hanno accolta, molti. Allora le preghiere nostre, le preghiere vostre, per tutti gli uomini. Un cuore come il cuore del Maestro: “Venite a me tutti”. E l’altro principio: “il Signore desidera la salvezza di tutti e che tutti arrivino a conoscere le verità che salvano”» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1960).

«Quante volte vi proponete il gran problema: Dove cammina, come cammina, verso quale meta cammina questa umanità che si rinnova sempre sulla faccia della terra? L’umanità è come un grande fiume che va a gettarsi nell’eternità. Sarà salva? Sarà perduta per sempre?» (Alle Figlie di San Paolo, Spiegazione delle Costituzioni, Sentire l’apostolato, 1961).

«Pensiamo ai tre miliardi di uomini viventi e alle anime che ogni giorno passano all’eternità: che cosa sarà di queste anime? Se avete cuore veramente paolino… dovete imitare San Paolo. Quanti viaggi ha fatto, quanti passi… […] Egli aveva un cuore così largo che pensava a tutte le anime. Avere questo cuore paolino!» (Prediche, 1961).

«Dobbiamo salvare le anime di oggi, non quelle di due secoli fa dove non c’era né radio, né televisione, né il cine, altro. Questo è perché il Signore quando ha voluto la Famiglia Paolina l’ha ispirata, perché si consideri che noi non siamo del secolo passato. […] Pensare: sono tre miliardi e più uomini sulla terra. Fra cento anni non ce ne sarà più uno. Di questi tre miliardi e duecento milioni, parte saranno in cielo, e non vogliamo pensare a tanti nella perdizione? Siamo responsabili del nostro tempo» (Alle suore di Gesù Buon Pastore, 1965).

«Nel mondo sono tre miliardi e mezzo di persone, di creature, dobbiamo comprenderle tutte; cioè pregando per tutti e non solamente, quindi, [per] i cristiani, ma anche [per] tutti i pagani e tutti quelli che sono atei; pregare perché siano illuminati e così che possano mettersi sulla via della salvezza. Oh, ora, tre miliardi e mezzo di uomini! Fra cento anni sono tutti all’eternità. E come saranno? Che noi preghiamo per tutti, che si salvino!» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1966).

«Se sono tre miliardi e mezzo di uomini, di persone che sono nel mondo, quanti sono che hanno conosciuto bene il Vangelo, e che seguono Gesù Cristo secondo la fede, secondo la Chiesa? Pensare la grande maggioranza di uomini che non conobbero Gesù Cristo. Tutte queste anime che passano dalla vita presente alla vita eterna, come si troveranno?» (Alle Pie Discepole del Divin Maestro, 1966).

«Aumento delle vocazioni, sì! Perché? Perché il popolo è assetato e ha bisogno di anime, ma ci vogliono le vocazioni. […] La popolazione sulla terra cresce [in] continuità: in pochi anni, da tre miliardi siam passati a tre miliardi e mezzo. E c’è il numero sufficiente di pastori e delle pastorelle? Oh, siamo ben lontani!» (Alle suore di Gesù Buon Pastore, 1966).

Oggi, don Alberione aggiornerebbe ancora i dati da considerare: «Vedi, nel mondo ci sono oggi oltre 8 miliardi di persone. I cristiani sono circa due miliardi e trecento milioni; di questi i cattolici sono un miliardo e trecentosessanta milioni. E tutti gli altri? Anche loro devono sapere che Dio li ama! Più di cinque miliardi di persone… Siamo presenti in 64 nazioni. Troppo poco. Sento questa responsabilità». E si darebbe da fare. Subito. Per fare arrivare a tutti, nel mondo, il Vangelo. Con i Paolini e la Famiglia Paolina.